Febbraio, il mese dei coriandoli, delle feste in cui ci si diverte, si ma una volta. Questo febbraio 2020 è stato fatto a pezzi dal Coronavirus e dalle fobie scattate nella mente delle persone. Personalmente non ho cambiato il mio stile di vita per questa influenza, ma ho subito ritardi nelle consegne che ancora sto aspettando, appuntamenti disdetti, email a raffica di eventi rimandati tra giugno e luglio. Piani saltati e un anno che si prospetta tutto da reinventare. Settimane strane in cui sembrava fosse vacanza perché i bambini riempivano le strade, alternate da giornate in cui le strade erano deserte. Il bombardamento mediatico ha scatenato la paura, ma purtroppo il virus più diffuso è sempre quello dell’ignoranza.
E’ bastato poco per gettare l’Italia nella confusione totale, e la corsa ai supermercati con tanto di svuota carrello mi ha lasciata quasi imbarazzata.
Le mie prediche, che spesso vengono prese per deliri, sull’igiene, che deve essere quotidiana e sulla mala informazione, mi sono sembrate rivelazioni. Ho letto e distrutto sui miei canali social molti articoli nei quali si stilavano liste per la spesa di “sopravvivenza”. Peccato che a seguirle, invece di sostenere l’organismo che forse, dovrebbe combattere un’influenza, ci si ammalerebbe per la cattiva qualità dei prodotti consigliati. Ho fatto il gioco- sondaggio tra gli amici sulle scorte.” Quanto resisti con con quello che hai in dispensa?” Io dopo aver inventariato tutto, ho calcolato circa un mese e mezzo abbondante, se aggiungo la produzione continua nel mio giardino botanico. Ho scritto diverse volte che sono cresciuta con i racconti di guerra della mia nonna e forse i suoi racconti sono trapassati in me, ma alla vecchia maniera. I fondamentali per non dover mai restare né a corto di cibo né di idee. Le mie scorte sono fatte di cereali, di legumi, spezie, tisane e the, ottimi anche per farne dei brodi, farine di tutti i tipi, comprese quelle proteiche ottenute con i legumi. Bevande vegetali di ogni tipo, preparati per budino in polvere, frutta secca, le marmellate e le conserve fatte la scorsa estate. Di fresco ho la fortuna di avere uova ogni giorno, direttamente dal pollaio del papi e verdure del mio giardino botanico. In particolare stiamo mangiando borragine in ogni modo possibile, vista la sua abbondanza in queste settimane. Risotto, frittata, crepes, contorno in padella, infuso…con un solo ingrediente una miriade di ricette. A volte la mancata conoscenza delle basi impedisce una vita sana in tutti i sensi. Correre al supermercato e depredare di ogni cosa a caso, a me sembra una follia. Però la prima cosa che gli italiani hanno pensato è stata proprio la corsa al cibo. In tutto questo la mia riflessione da professionista ha rimarcato l’idea che gli Italiani sono un popolo legato al cibo, e toglierlo per conto di una dieta, resterà sempre un’impresa titanica. Io che ci provo da anni, potrei raccontare infiniti aneddoti di pazienti ai quali, se si dice di ridurre i cibi animali rispondono che poi si sentono male, oppure se gli dici di mangiare la verdura quasi hanno disgusto. Siamo un popolo impreparato a tutto, e io lo vedo nel mio lavoro, proporre un cambiamento nelle abitudini alimentari è percepito come una tragedia. La maggior parte ti dice “si” e poi scopri che non fa nulla di ciò che avevi consigliato, perciò se non dimagriscono la colpa è tua ovviamente. Ammettere le proprie colpe a tavola è peggio delle confessioni pre -matrimonio, sono segreti innominabili. Se alla pigrizia e mancanza di conoscenza sommiamo il terrorismo scatenato dai giornali, generiamo follia. Molti non sanno neanche cosa sia un virus o quali siano le misure di igiene, le hanno scoperte solo nel 2020. Peccato che andrebbero applicate sempre e non solo perché c’è il Coronavirus. Delusa dal paese in cui vivo, vi invito a riflettere prima di agire, sempre, e di documentarvi da fonti realmente autorevoli. Se l’ignoranza fosse debellata, saremmo un popolo più felice!