Chi non la conosce e chi non è rimasto ammirato dai termini francesi di cui la sua cucina è piena? Csaba della Zorza è un personaggio famoso nell’ambito food, e decisamente unico nel suo genere.
Negli anni seguendola, ho visto cambiare e trasformarsi la sua cucina dalla classica formazione francese de Le Cordon Blue, a quella sempre più healthy. Ammetto che grazie ai suoi programmi su Alice TV ho imparato molte cose, specialmente tecniche, che in cucina mi hanno aiutato molto. Quando cerco un’idea per un pranzetto originale e chic sbircio il suo sito. La sua cucina, così come il suo modo di essere è decisamente elegante.
Ma veniamo al nuovo libro, Honestly Good. Mi aspettavo un libro dedicato al mangiar sano, dallo stile vegetariano un pò anticipato. In realtà sfogliandolo con attenzione mi sono ritrovata quasi un manuale di nutrizione. Non saprei bene come definirlo, ma è decisamente oltre al libro di cucina con ricette. Sono rimasta sbalordita dalla tabella con cui conclude il suo libro quasi da specialista: divide i menù in con e senza glutine, alcalino, detox, vegetariano.
Nell’introduzione usa termini molto tecnici e definisce il suo regime alimentare flexitarian, ovvero composto da giorni alterni in cui mangia tutto. Dice poi di aver trovato nel movimento dei reducetariani americani il modo migliore per unire etica, salute e gusto. Prosegue parlando di equilibrio, elencando una serie di regole per mangiar sano, che sono praticamente le stesse che io elenco ai miei pazienti nella prima mezz’ora di visita in studio.
Il libro è un flash continuo autunnale , fotografie un pò scure, foglie, the caldi e maglioni ovunque. E’ anche un pò intimo, ci sono le foto della sua famiglia e dei suoi figli. Le sue ricette come sempre sono ottime, buoni gli abbinamenti. C’è anche il capitolo sui fermentati, altra lezione molto molto professionale.
In realtà anche se l’impronta è decisamente vegetariana, ci sono un pò tutti gli ingredienti, compresi quelli di origine animale, sapientemente abbinati ad ingredienti vegetali. Trovo che il libro sia anche molto internazionale, decisamente adatto al lettore attuale, per la varietà di ingredienti presentati.
Honestly Good secondo me, però è un titolo troppo buono, per quanto trovo tecnico, elaborato e complesso il libro nella sua completezza.
Mi ricorda molto Julia Child, per l’evoluzione e il mettersi in gioco, come forse non si fa più.
Ottimo, ma di alto livello, come tutta la sua cucina e per un pubblico che vuole impegnarsi nel migliorare il suo stile a tavola!