Picnic all’inferno

26 Ottobre 2019

Sempre sul pezzo Piero Pelù, nel suo ultimo brano Picnic all’inferno. Prendo in prestito il titolo della sua ultima canzone per dire la mia. Attuale come non mai, di persone che vivono di picnic all’inferno ormai ho perso il conto. Per deformazione professionale rientrano nella categoria tutti quelli che si vantano di mangiare bene e imbottirsi di curcuma, ma appena vado a fondo con sole 2 domande crollano i loro castelli di carta ed emergono errori infiniti e tanta presunzione. Mangiare male ogni giorno è un vero biglietto per l’inferno, perché quando l’organismo cede, inizia un girone terribile di problemi fisici che finiscono per impattare la qualità di vita. Il peso di per sé potrebbe non essere un problema, ma se si aggiunge una salute incerta e minata da patologie, allora diventa un girone infernale. La scorsa domenica sono capitata per caso in un tipico grill all’americana, che ha fatto anche lo sforzo di aggiungere bowl e insalate al menù carico di carne e frittini, ma la massa non lo frequenta certo per le insalate. Mi diverto molto quando sono fuori casa ad osservare le comande dei clienti che come me, possono godere del lusso di scegliere. I miei nonni hanno mangiato al ristorante solo il giorno del loro matrimonio, pensate un po’ come sono cambiate le cose. Noi in media usciamo a cena almeno due o tre volte alla settimana. E poi abbiamo a disposizione cibo ad ogni angolo, supermercati colmi di ogni tipo di prelibatezza e novità, nei quali ti senti come Alice nel paese delle meraviglie ogni volta che entri e fissi le scaffalature.  Almeno per me è così, visto che ci vado il meno possibile, più o meno una volta al mese, sfruttando l’orto del papi, il mio in erba e i mercati locali. E’ vero al supermercato trovi prodotti che all’estero sono star già da anni e ti ammaliano, poi sotto la pressione del marketing finisci per comprare sempre più cose di quelle che realmente ti servono. E ci guadagni un viaggio verso l’Inferno, perché senza una forte cultura alla base, con tanto di educazione alimentare la massa non sa scegliere e finisce per spendere molto e alimentarsi male, in perfetto stile picnic. I pasti di molti dei miei pazienti in realtà sono una sorta di picnic, ovvero consumare un insieme di cose già pronte, che però sono state acquistate e non preparate. Così come la domenica si va al risto grill e non si cucina più per il grande pranzo di famiglia, e i bambini crescono addestrati ai nuovi tipi di burger e non sanno cosa sia il profumo di una torta che scalda tutta la casa. Ho trovato triste che tutte quelle famiglie non fossero lì per la prima volta, ma ben abituati a frequentare il posto nel weekend, perdendo la gioia della domenica italiana, tutti insieme, vestiti alla festa, con i classici della cucina a seconda della zona d’Italia in cui trovi. Tortellini, lasagne, polpettoni ecc. E da grandi questi bambini, cosa ricorderanno? I fast food e questi nuovi locali alla moda non possono essere la quotidianità, perché perdiamo pezzetti della nostra storia, della nostra salute e della nostra famiglia. Mangiare spesso fuori casa, o cibi acquistati al supermercato già pronti, a lungo andare è estremamente dispendioso e pericoloso.

Pensate ad una domenica a casa con una bella tavola tutta agghindata, con l’intera famiglia che si racconta le esperienze di una settimana, e il sottofondo di una ricetta della tradizione… bè queste domeniche finiranno nel cassetto dei ricordi, quelli più cari a cui ripenseremo con malinconia quando le domeniche saranno cariche di lavoro, lontano da casa,e magari rilegati in un triste fast food per non sentirsi soli.

Penso che i pasti della maggior parte di noi siano tutti picnic all’inferno, per le modalità, oltre che per i contenuti. Sedersi a tavola, mangiare un cibo cucinato in casa, tutti insieme, senza televisione, telefonate di lavoro o giochi al cellulare, questo è il vero lusso che ci siamo dimenticati di coltivare, oltre che il basilico e tutto il resto.


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